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    https://myhelp.forumfree.it/


    Ecco l'articolo:

    Litio e clozapina per prevenire il suicidio

    Se Van Gogh fosse vissuto nella nostra epoca forse non avrebbe mai preso la decisione di suicidarsi. Sono infatti tanti i progressi compiuti in ambito psichiatrico negli ultimi anni. Gli anti-psicotici clozapina e sale di litio sembrano al momento i farmaci più efficaci per prevenire il suicidio. E' quanto stimato da esperti riuniti al Congresso di Psichiatria Biologica, in corso a Berlino. Il suicidio è all'origine della morte del 10% dei pazienti schizofrenici, mentre oltre il 50% dei pazienti tenta di uccidersi. Nelle persone colpite da depressione, il 15% delle morti è causata da un suicidio. Il dottor Herbert Melzter, dell'Universita' Vanderbilt di Nashville ricorda che attualmente è in corso lo studio InterSept per valutare l'effetto della clozapina (rispetto all'olanzapina) contro il suicidio.

    Edited by Royalsapphire - 16/2/2012, 13:55
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    Il trauma psicologico



    « La paura è il segnale di un pericolo imminente.
    Si assume, comunque, che il pericolo sia evitabile o affrontabile. Quando un individuo si confronta con un pericolo che è determinato come inevitabile o impossibile da fuggire, e non è possibile ricevere alcun aiuto, allora l'unico esito è la resa. Questa visione è in accordo con quella di Freud (1926) secondo cui: "il nucleo, il significato" della causa di un trauma psichico è "la valutazione delle nostre forze rapportate all'entità del pericolo, l'ammissione della nostra impotenza di fronte a esso". » (Henry Krystal, Regolazione degli affetti e narcisismo)


    Il trauma psicologico è un tipo di "danno" (un "vulnus", una "ferita") che in alcuni casi viene subìto dalla psiche a seguito di un'esperienza critica vissuta dall’individuo (che sia un evento singolo, oppure un evento ripetuto o prolungato nel tempo), e che viene detta evento traumatico.

    Sigmund Freud formulò una definizione di evento traumatico per la psichei: si tratta di una esperienza singola, o di una situazione protratta nel tempo, le cui implicazioni soggettive, cioè idee, cognizioni ed emozioni ad essa collegata, sono nel complesso superiori alle capacità del soggetto, di gestirle o di adeguarsi ad esse, cioè di integrarle nella psiche. Secondo l'approccio janetiano, che ha influenzato ampiamente la teorizzazione in quest'ambito, il trauma psicologico è un evento che, per le sue caratteristiche, risulta "non integrabile" nel sistema psichico pregresso della persona, e quindi rimane dissociata dal resto della sua esperienza psichica, causando la sintomatologia psicopatologica relativa.

    L’evento traumatico può essere di qualsiasi tipo; esso solitamente implica l’esperienza di un senso di impotenza e vulnerabilità a fronte di una minaccia, soggettiva o oggettiva, che può riguardare l’integrità e condizione fisica della persona, il contatto con la morte oppure elementi della realtà da cui dipende il suo senso di sicurezza psicologica.

    Per la "Scuola di Val-de-Grace" (la più importante scuola psicotraumatologica francese) il trauma è legato a un contatto del soggetto con la realtà della morte ("réel de la mort"), quando ciò avviene in modo brusco, non mediato e non elaborabile. Nell'accezione più ampia di tale approccio, il trauma psicologico corrisponde alla "assenza di significato e di significabilità dell'evento" (ovvero, il trauma corrisponde all'impossibilità di dare un senso ed un significato, coerente e psicologicamente viabile, ad un episodio che si situa "fuori" dall'esperienza di vita normale dell'individuo).

    Traumi tipici sono l'abuso, la violenza sessuale, il bullismo, la violenza domestica, il lutto, la malattia, gli incidenti, la violenza fisica, o verbale, o la sua minaccia, altre violazioni o perdite di sicurezze personali. Anche l’assistere a questi fatti può costituire un evento traumatico (si parla in questo caso di "vittime secondarie", o anche di vittime "terziarie" nel caso dei soccorritori che assistono le vittime primarie).

    Comunque, raramente l'attraversare tali esperienze, pur se penose e difficili, determina lo sviluppo di una vera e propria sindrome clinica, o "trauma psicologico strutturato" (PTSD).
    Perché un evento estremo, ancorché molto doloroso, si traduca in una sindrome di trauma strutturato, è necessario il concorso di ulteriori fattori personali ed esperienziali nella storia pregressa dell'individuo (quali fenomeni di abuso e trascuratezza nell'infanzia, problematiche psicologiche pregresse, etc.), oltre che nella struttura della rete di supporto sociale ("social support network").


    Sintomi

    Le persone che hanno subìto dei traumi, spesso manifestano vari sintomi e problemi in seguito. La gravità del trauma varia da persona a persona, dal tipo di trauma in questione e dal supporto emotivo derivato dalle altre persone. Un individuo traumatizzato ne può sperimentare anche più di uno.

    Dopo un'esperienza traumatica, una persona può rivivere il trauma mentalmente e fisicamente, perciò evita il ricordo del trauma, chiamato anche trigger (termine inglese che significa appunto "grilletto", perché scatena il ricordo), in quanto questo può essere insopportabile e persino doloroso. Le persone traumatizzate possono cercare sollievo nelle sostanze psicotrope, tra cui l'alcool, per cercare di sfuggire ai sentimenti legati al trauma. Il rivivere i sintomi è un segno che il corpo e la mente stanno attivamente cercando di far fronte con l'esperienza traumatica.

    I trigger e i sintomi agiscono come promemoria del trauma, e può causare ansia e altre emozioni associate. Spesso la persona può essere completamente all'oscuro di questi trigger. In molti casi questo può portare una persona che soffre di disturbi traumatici ad impegnarsi in meccanismi di adattamento distruttivo o autodistruttivo, spesso senza essere pienamente consapevole della natura o delle cause delle proprie azioni.
    Gli attacchi di panico (DAP) sono un esempio di una reazione psicosomatica ai trigger.

    Di conseguenza, i sentimenti intensi di rabbia possono riemergere frequentemente, a volte in situazioni molto inappropriate o impreviste, e sembrano essere un pericolo sempre presente, per quanto in realtà esistano e siano la conseguenza di eventi passati.
    Ricordi sconvolgenti quali immagini, pensieri, o flashback possono tormentare la persona, e gli incubi possono essere frequenti.
    L'insonnia può manifestarsi, così come le paure nascoste e l'insicurezza, che mantengono la persona vigile e attenta al pericolo, sia di giorno che di notte.

    La persona può non ricordare quello che è realmente accaduto, mentre le emozioni vissute durante il trauma possono essere rivissute senza che la persona ne comprenda il motivo. Questo può portare a eventi traumatici costantemente vissuti come se stessero accadendo nel presente, impedendo al soggetto di ottenere una prospettiva chiara sull'esperienza.
    Questo può produrre un modello di prolungati periodi di eccitazione acuta punteggiati da periodi di stanchezza fisica e mentale.

    Nel tempo, si può instaurare un esaurimento emotivo, portando così alla distrazione, e il pensare lucidamente può risultare difficile o persino impossibile. Il distacco emotivo, così come la dissociazione o l'insensibillazione, può verificarsi frequentemente. Dissociarsi dall'emozione dolorosa significa annullare tutte le emozioni, e quindi si arriva alla desesinsibillazione emotiva, che porta la persona ad apparire emotivamente svuotata, preoccupata, distante, o fredda. La persona può tendere a confondersi in situazioni ordinarie e ad avere problemi di memoria.

    Alcune persone traumatizzate possono sentirsi danneggiate in modo permanente quando i sintomi del trauma non spariscono e non credono che la loro situazione migliorerà. Questo può portare a sentimenti di disperazione, perdita di autostima, e spesso alla depressione. Se aspetti importanti della persona sono stati violati, la persona può chiamare la propria identità in discussione.
    Spesso, nonostante gli sforzi, i genitori traumatizzati possono avere difficoltà nell'assistere il loro bambino con la regolazione delle emozioni, l'attribuzione di significato, e contenimento della paura post-traumatica in seguito alla traumatizzazione del bambino, che porta a conseguenze negative per il bambino. In tali casi, è nell'interesse dei genitori, e dei figli per i genitori, di cercare la consultazione e fare in modo che anche il loro bambino riceva adeguati servizi di salute mentale.

    L'intervento immediato di supporto individuale, gruppale e psicosociale a singoli e comunità che hanno subito un evento critico è ambito elettivo della psicologia dell'emergenza; invece, gli interventi clinici di valutazione e intervento sulle sindromi di trauma psicologico strutturato, nel medio-lungo periodo, sono ambito elettivo della psicotraumatologia.

    A diversi adulti che riportano storie di un'infanzia compromessa da esperienze traumatiche, a volte severe e prolungate nel tempo, tanto da coprire un ampio arco del loro sviluppo, viene spesso diagnosticato un Disturbo dissociativo o un Disturbo borderline di personalità, ma possono anche essere presenti in comorbilità altri disturbi clinici previsti dal DSM-IV.

    Il pattern specifico, che accomuna molti pazienti che hanno avuto una storia di sviluppo traumatico (includendo sentimenti di vuoto e disperazione, ostilità e derealizzazione, perdita di coerenza nella rappresentazione di sé, irritabiltà, problemi di disregolazione emotiva, tendenza all'autolesionismo o scarsa protezione personale, e una forte dipendenza che, paradossalmente, coesiste con un attaccamento evitante), prende il nome di "Disturbo post-traumatico da stress complesso" (Complex PTSD).



    Curiosità

    In tedesco il "sogno" viene indentificato con la parola "traum", derivata dall'Alto tedesco antico "troum", che a sua volta ha avuto origine dal termine "draumaz" del proto-germanico; quest'ultimo è stato appunto influenzato dal greco "trauma", che significa "ferita".

    Edited by Royalsapphire - 13/11/2012, 22:38
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    Una coppia di quarantenni avrebbe costretto i figli minorenni ad avere rapporti sessuali tra loro e con i propri genitori.

    Una storia agghiacciante quella che raccontano le pareti di una casa a Gallipoli, se le accuse nei confronti dei suoi inquilini dovrebbero essere confermate.

    I genitori di due giovani, un maschio e una femmina, avrebbero violentato sessualmente i propri figli e li avrebbero costretti a compiere atti sessuali tra loro e con i propri genitori.

    I genitori, 41anni lui e 37 lei sono stati rinviati a giudizio stamattina dal GUP Antonia Martalò.

    I figli, all'epoca dei fatti che sarebbero stati compiuti nel 2007, avevano appena 14 anni lui e 11 lei. I bambini erano costretti a toccarsi e compiere atti sessuali sia nei confronti di altri adulti amici della coppia, sia tra loro per soddisfare le perversioni sessuali dei propri genitori.

    La casa degli orrori è venuta a galla grazie al racconto dei bimbi, che hanno rivelato a cosa fossero costretti agli assistenti sociali. Sia l'incidente probatorio che la perizia sui bambini ha confermato l'attendibilità delle loro dichiarazioni, ora sono difesi da Cristina Pisacane, curatore speciale dei minori, e Laura Bruno.

    L'accusa di violenza sessuale per la coppia, difesa dal legale Pompeo de Mitri, è aggravata dal grado di parentela tra abusatori e vittime.

    Il processo davanti alla seconda sezione penale inzierà il prossimo 6 giugno.
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    Sono contenta che tu abbia una sorella su cui contare e anche una cara amica.
    A volte ci si sente tutti soli... Capitano certe situazioni della vita, in cui anche la persona che ci ama di più al mondo, non ci capisce.
    Ad ogni modo, c'è una frase del tuo racconto che da ragione ai miei sospetti:

    "..che finalmente era riuscito a fare del male a loro se era quello che voleva".

    Ecco questo significa che dopo la sua morte, loro continuavano a voler rimanere nelle loro convinzioni di non esser loro la causa del suo profondo dolore. E' comodo agire così. Si soffre meno, perchè si può andare avanti nella vita senza sentirsi un figlio sulla coscienza!
    Ora però, il fatto che sua madre ti abbia chiamato e ti abbia parlato in tono affabile e gentile, indica che forse si è finalmente resa conto della realtà, ovvero che abbia finalmente accettato il suo immenso errore, dato che tra i ruoli principali di un genitore (oserei dire anche naturali, genetici) c'è quello di proteggere il figlio anche da se stesso. Cosa che nel caso di Nicola non è accaduta.
    Il fatto che ti voglia dare delle cose, forse riguarda appunto un suo eventuale lascito, oppure foto e oggetti che vi riguardano.
    C'è da dire che per i suoi genitori, rivederti deve significare veramente ammettere di aver sbagliato tutto con Nicola. Prova a pensarci? Mettiti nei loro panni. Se non avessero capito l'errore, non avrebbero mai voluto rivederti, perchè averti davanti gli avrebbe fatto troppo ma troppo male (in quanto anche se non lo si vuole ammettere, nel profondo di noi sappiamo sempre di avere torto).
    I suoi non si sono mai interessati della vita di Nicola. Di cosa gli piacesse fare e cosa no. Di quali potessero essere i suoi desideri. I suoi pensieri. Sono stati completamente estranei alla sua vita.
    Ora invece ti chiamano e ti invitano a casa loro. Questo sai che vuol dire? Che ora vogliono conoscere il loro figlio! Ora, attraverso i tuoi racconti, vogliono capire chi era Nicola. E inoltre, cosaancor più importante, l'averti accanto e il sentirti parlare e respirare, significherà per loro come avere davanti una parte di Nicola che ancora vive.
    L'amore di Nicola per te, vive dentro di te. Tu sei la ragazza che lui aveva scelto. E quindi sei anche una della femiglia.
    Io credo che se veramente i suoi hanno capito i loro errori, adesso tu per loro sei diventata come una figlia e ti vogliono già un gran bene.
    Comunque staremo a vedere cosa troverai al tuo arrivo a Trapani. Se questa, oppure tutta un'altra realtà ( e un'altra accoglienza).
    Ad ogni modo, ti faccio i miei complimenti perchè sei una brava ragazza. Avresti potuto portargli rancore a vita. E invece hai accettato di ascoltarli, nonostante tutto il male che vi hanno fatto. Sono felice di sapere che al mondo ci sono persone buone come te. E ti dirò, la bontà viene sempre ripagata. Quindi non temere, perchè presto sarai molto, molto felice!!
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    Ciao,

    Come stai Secretman?
    E' vero ke ne paghi le conseguenze. Ma fino a un certo punto. Perché quando terminerai gli studi e inizierai a guadagnare, sarai libero dal loro controllo e potrai andartene per la tua strada, ottenendo di non subire più le prevaricazioni dei tou. Sarai finalmente libero. A questo non ci pensi?
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    Ciao!
    Vorrei spiegare in poche parole quando capire che si è caduti in depressione.
    Ebbene, quando si perde interesse verso se stessi e verso l'esterno. Quando ci si sente stanchi e demotivati senza aver fatto niente. Quando non si trae più piacere nemmeno in ciò con cui solitamente ci consoliamo e che costisce una valvola di sfogo, come mangiare dolci, o ascoltare musica, o vedere un film...
    In una parola, è depresso che perde la voglia di vivere, chi non vede più un futuro.

    Ecco, in questi casi occorre RIESPLORARE se stessi e ritrovarci laddove ci siamo persi. Ritrovare la nostra identità. Riscoprire chi siamo e soprattutto quanto valiamo! Occorrerà DIMOSTRARE a noi stessi quanta forza abbiamo!


    CHE FARE?

    Dialogare con gli altri!
    Questo ci aiuta moltissimo. Perchè chi ti ascolta a mente fredda, riesce ad avere una visione molto più ampia della tua condizione. Inoltre avere chi ci sta accanto, ci ascolta e ci supporta, ci fa sentire apprezzati e il sentirsi apprezzati è la cosa più potente di tutte le terapie che aiutano contro la depressione.
    Solo così riusciremo a risalire il muro da cui siamo caduti.
    Quindi parlate, parlate, parlate! Non importa nè con chi (amici, famiglia, psicologo, estraneo) nè come (attraverso un forum o attraverso un diario), importa solo che parliate!!!

    Edited by Royalsapphire - 31/1/2012, 15:05
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    Ho scoperto il significato di questa parola all'università... Prima, non immaginavo nemmeno cosa significasse voler farsi del male apposta! Oggi credo che non ci sia un solo motivo nel farlo! Credo che non tutti lo facciano per sentirsi meglio! Credo che tutti abbiano motivi diversi. Motivi folli, o disperati, o irrazionali...
    Non posso sapere quali siano i motivi degli altri. Ma ricordo bene quali furono i miei...
    Ebbi un solo motivo che mi spinse a fare ciò che ho fatto: La voglia di punirmi!
    Lo stress era alle stelle. Non avevo potuto scaricarlo con nessuno. Dentro nutrivo un profondo senso di colpa. In realtà, ho sempre provato un perenne senso di colpa, e qualunque cosa facessi, pensavo non fosse mai abbastanza, o non fosse la cosa giusta... Poi arrivò un evento che mi diede il colpo di grazia. In quella situazione, pensavo non ce l'avrei fatta a superare i miei problemi. E allora mi sentii una fallita, un'incapace;ciò dato anche dal forte stress provocato dal fatto che da giorni non mangiavo, non dormivo, non uscivo, non vedevo la luce del sole, non parlavo con nessuno. Insomma, non vedevo, nè pensavo più a qualcosa di psitivo.. e peggio, non vedevo futuro! In quella circostanza, nutrii il dovere di punirmi! ..E con le forbici dell'astuccio di scuola mi graffiai l'avambraccio. Mentre o facevo, dicevo a me stessa, "è questo ciò che ti meriti" .
    Il giorno dopo mi sentii uno schifo!
    Provai un grande dispiacere per quello che avevo fatto al mio povero corpo. Capii che non era colpevole. Che era stato anzi vittima della mia ferocia. Vittima di una mente malata! Ho baciato e carezzato le mie ferite ogni giorno finchè non guarirono.
    Credo che mai più farò una cosa del genere, anche se un giorno dovessi sentirmi nuovamente in colpa per qualche motivo.
    Ho imparato sulla mia pelle che è sbagliato agire così! E' sbagliato perchè nessuno merita una simile violenza! Neanche il più piccolo degli insetti. E saper affrontare le difficoltà della vita, significa anche questo: non farsi del male, nè fare del male! Ma cercare di capire i propri errori e cercare di guardare la realtà in maniera oggettiva, cosa molto difficile, dal momento che siamo tutti abituati a guardarla con una tal soggettività! Influenzata dallo stato d'animo del momento, dai propri pregiudizi, da chi ci sta intorno, da ciò che leggiamo e vediamo in tv... Da tutto insomma! Cerchiamo di ragionare con la nostra testa e di valutare se veramente ciò che crediamo corrisponde al vero!
    E soprattutto, mai spazientirsi con se stessi e con gli altri! Siamo esseri viventi, non siamo Dio! E quindi gli errori fanno parte della nostra vita! Non perdiamo mai la voglia di ricominciare! Non perdiamo mai la voglia di apprendere! E troviamo il coraggio di ammettere che abbiamo sbagliato, per poter chiudere la faccenda e lasciarcela alle spalle, così da poter ricominciare a vivere il presente, guardando il futuro con gli occhi di una persona migliore__


    Edited by Royalsapphire - 13/11/2012, 22:15
459 replies since 8/11/2011
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