Agorafobia

Dizionario di scienze psicologiche

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    Agorafobia

    Dal greco agora (luogo greco dove si riuniva il popolo per mercati, assemblee e affari comuni) e fobos (paura), indica il timore di un individuo di attraversare degli spazi aperti. L'ansia che insorge quando si tratta di uscire di casa può essere lieve o giungere a veri e propri attacchi di panico, che si manifestano con svenimenti, sensazioni di vertigine e in alcuni casi perdita del controllo sfinterico. Tali sintomi si riducono o addirittura scompaiono quando si è accompagnati da una persona di fiducia o nei cui confronti l'agorafobo nutre sentimenti ambivalenti. È più frequente nelle donne e insorge tra i 15 e i 35 anni, tendendo a peggiorare nei periodi di depressione. Secondo Freud l'a. nasconde fantasie legate all'esibizionismo. Secondo Deutsch quello con l'accompagnatore ha tutte le caratteristiche del rapporto edipico.

    Edited by Royalsapphire - 16/2/2012, 14:35
     
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    AGORAFOBIA



    Questo è lo spezzone di un articolo che ho trovato su internet e che ho deciso di postare perchè mi ha colpito:


    La fobia sociale può associarsi con altri disturbi d’ansia.

    La persona che soffre di fobia sociale teme i rapporti con le altre persone perché il loro incontro rischia di trasformarsi in un esame.
    Si sente osservata, giudicata e valutata dagli altri.
    Questo problema si manifesta nella tarda adolescenza e spesso l’ansia nei confronti degli altri e il tentativo di evitare i rapporti umani cresce con il tempo.
    Uscire di casa e incontrare le persone diventa una lotta interna quotidiana, invisibile ma terribile.
    La persona che ha un comportamento fobico tende a diventare evitante.
    Sta sempre in guardia. Non osa avvicinare gli altri.
    Con facilità si sente ferito dal rifiuto.
    E’ riluttante a entrare in relazione, a meno che non riceva una garanzia di accettazione.
    Vive con un grande dolore la solitudine dentro di sé e si sente “fuori dalle cose”.
    La paura degli altri si esprime nel comportamento con l’insicurezza.


    La timidezza può essere interpretata come un’esitazione ansiosa, come un’inibizione all’azione e alla relazione, dovuta alla paura.
    La timidezza non è una malattia.
    La timidezza condiziona tutte o quasi le tue azioni, mentre la volontà la eserciti di rado. Ne deriva che la volontà non esercitata si atrofizza, come si atrofizzerebbe un braccio, una gamba non usati.
    La timidezza si vince affrontando ciò che più ci fa paura, facendo proprio quello che non vogliamo fare, che temiamo di non poter fare.


    Anche se hai paura e disagio a incontrare le persone, sia perché sei timido sia perché hai paura che ti vedano mentre hai l’attacco di panico, scegli ugualmente di andare verso gli altri.

    La paura degli altri persiste in noi, perché in passato siamo stati traditi, delusi, forzati, abusati, negati, iperprotetti dalle persone.
     
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  3. nonindifferente
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    sono io.
     
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    Nonindifferente, tu sei molto coraggioso. Lo dico perchè ho conosciuto quella parte spettacolare di te! Quella parte ricca di entusiasmo, di voglia di fare e di fiducia in te stesso!
    Ecco eprchè tu non devi vederti nei ruoli di un sociofobico!
     
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3 replies since 19/1/2012, 11:17   81 views
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